giovedì 5 febbraio 2015

Lettera aperta di #ChicoForti per #Papa Francesco.



23 dicembre 2014, Miami Florida City, Stati Uniti d’America
Lettera aperta per Papa Francesco.
“Oggi, dopo avermi fatto gli auguri per il Santo Natale, mia madre al telefono,
ha voluto parlarmi del nostro Santo Padre Francesco. Questo Papa, mi ha detto
piena di ammirazione, e’ buono è semplice, abbraccia tutti coloro che lo avvicinano, rifiuta di dormire nella lussuosa e confortevole suite papale, non gli importa che anello e croce siano di metallo prezioso, è un Papa popolare, nel vero senso della parola. E’ un Papa che sa ascoltare i problemi della gente comune… perché non gli scrivi?
Mia madre Maria il giorno di San Valentino compirà 86 anni. Nonostante l’età, è fisicamente attiva e lucida di mente; i suoi consigli sono sempre ponderati.
Non è solo lei che me lo ha chiesto. Me lo hanno chiesto gli amici e la gente che mi vuole bene e che crede in me.
Ed eccomi qui a scriverLe con riverenza e non poche difficoltà: anche se mi trovo in una situazione a dir poco disperata, non riesco a supplicare, cerco di non essere ipocrita , tanto meno per convenienza, quando agisco lo faccio spontaneamente e a volte impulsivamente, ascoltando il cuore e la mente. Come
posso chiedere aiuto a coloro che hanno già fatto l’impossibile per me?
Mi presento: mi chiamo Enrico Forti, da tanti conosciuto come Chico: così mi chiamano mia madre, gli amici, la gente che appena mi conosce e… le guardie!
Si, esatto, ha sentito bene, le guardie, perché al momento, e sono 15 anni che ci risiedo , sono ospite di una prigione di massima sicurezza nel mezzo delle paludi della Florida, incarcerato per un delitto che non ho commesso, un’ accusa insensata, un motivo inesistente, solo per essere italiano e ficcanaso.
Io, che considero la vita il bene più prezioso, un dono Divino. Io che vorrei, e l’ho sempre voluto che tutti andassero d’amore e d’accordo come Lei. Sono 15 lunghi anni che lotto contro i mulini a vento, che sbatto contro pareti di cemento camuffate da porte normali.
Ho cercato e sto tuttora cercando in tutti i modi un ricorso in appello. però, sino ad ora è stato ostinatamente negato. Ritengo questa situazione un incubo, tanto sono incapace ad accettarla come realtà. Il sistema giudiziario a Miami è così: non ammettono di aver sbagliato.
Ma Le voglio ancora raccontare di me, vorrei mi conoscesse per ciò che sono, per ciò che ero. Sono padre di tre figli. Tre figli meravigliosi: Savannah Sky 20 anni, Jenna Blue 18 anni e Francesco Luce, sedicenne. Loro vivono alle Hawaii ed anche se li vedo molto di rado, potrebbero rendere fiero il più austero dei padri.
Trent’anni fa circa, ho ricevuto la benedizione di Papa (Giovanni) Paolo II insieme ad altri due atleti, un Israeliano ed un Maltese per lo sport del Windsurf, lo sport della libertà per eccellenza. Sono Cristiano Cattolico. Ho ricevuto Battesimo, Prima Comunione. E Cresima. Da giovane amavo presenziare alle Messe domenicali anche se gli altri proseliti non erano molto felici nella mia partecipazione nel coro, visto che ero stonato come una campana. Non mi considero praticante esemplare, però credo in ciò che è giusto e condanno ciò che è sbagliato e credo di essere in grado di valutarne la differenza. Credo in uno, un solo Dio discernitore, credo in Lei ed in ciò che rappresenta, credo nella sua onestà e sincerità quando dice di voler aiutare la gente che soffre.
Leggo la Bibbia anche se in modo sporadico. La considero il libro religioso per antonomasia ed anche un affascinante trattato scientifico filosofico. Dove risiedo, non esiste una Messa che risponda ai canoni e ai criteri della Chiesa Cattolica,
tanto meno la confessione. Facendo quindi un esame di coscienza ad alta voce, non ricordo di aver commesso un solo atto di violenza gratuita, è diametralmente opposto alla mia natura pacifica.
Nonostante i mille ostacoli e grazie al supporto di centinaia di migliaia di dimostrazioni di solidarietà e di affetto da parte dei miei connazionali italiani, io continuo a sperare, a lottare anche se passivamente, per riottenere la mia libertà.
Lo faccio per mia madre, per i miei familiari e per tutti coloro che credono nella mia innocenza. Lo faccio perché sono quindici anni che molta gente comune sta soffrendo e dando battaglia per me, con me e so, nel profondo del mio cuore, che Lei non li lascerà continuare a soffrire. Credo nei miracoli, credo che una sua mediazione possa essere quella chiave che sto cercando invano da 15 lunghi anni. Lo scorso Marzo il Presidente Obama Le ha fatto visita . E’ un uomo che stimo e ritengo giusto ma che della mia vicenda sa poco o nulla. Lo credo un Presidente avverso alle ingiustizie. Purtroppo, la carica che
ricopre, lo vede concentrato quasi esclusivamente sui propri connazionali americani . Come Capo Supremo di questo grande Paese è l’unica persona in grado di ribaltare la mia situazione, una situazione oramai disperata anche per chi, come me, ha vissuto una vita impregnata di sport estremi, affrontando quotidianamente il pericolo. Ora, ascoltando la voce di mia madre, mi metto umilmente in fila, con la speranza che con suo braccio possa oltrepassare l’oceano per raggiungere le mie spalle prone, pronte a riceverlo. Nel frattempo, insieme alla mia stima ed ammirazione, Le faccio pervenire un grazie di cuore per avermi letto”.
Con fede Enrico, Chico Forti

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