DEDICATO ALLA LIBERTÀ’ IN QUESTO ANOMALO 25 APRILE 2020
Ad un uomo puoi togliere tutto … la libertà fisica, la casa, il denaro, la famiglia,
ma quattro condizioni controllate dalla mente rimangono irremovibili:
essenziale è il modo di pensare,
consequenziali sono la dignità, la memoria e la speranza.
La nostra attitudine, ovvero il nostro modo di pensare può essere controllato solo da noi stessi.
Ci sono condizioni come i gulag, i campi di concentramento ed i lavaggi di cervello chimici, dove l’attentato alla nostra autonomia mentale sembra insostenibile: in quel momento se desisti, tutto è perduto.
Più la mente di un uomo è forte, più lo è la sua probità, la sua dignità.
L’essere fiero (nel senso onorabile, non nel senso di superbo o presuntuoso) in ciò che credi, lo ritengo una virtù, non un peccato.
In particolare una virtù caratteristica degli italiani. La storia ci insegna che siamo un popolo indirizzato più verso l’eroismo che verso la codardia.
La reazione degli italiani a questo aguzzino invisibile, lo riprova.
Nella mitologia greca, oltre al più conosciuto Stige, c’erano altri 4 fiumi che separavano la terra dall’oltretomba.
Il giorno del mio arresto, in senso non troppo figurato, io sono entrato nell’oltretomba.
Un giuramento fatto alle acque dello Stige non poteva essere infranto.
Io ho giurato di non smettere di lottare per la mia libertà fino alla mia ultima goccia di sangue.
L’Italia ha giurato di superare questo impasse, uscendone più unita e migliore.
Il Lete era il fiume dell’oblio.
Nel berne le acque ti dimenticavi del passato. Io mi sono rifiutato d’accettare la soluzione di dimenticare per evitare il dolore,
così come l’Italia ha rifiutato di dimenticare il dolore per la perdita dei propri cari.
I ricordi delle persone vicine che non ci sono più, ricordare episodi della vita che ci hanno reso felici, anche se ora strappano lacrime, sono immagini cementate nella memoria che combattono la tristezza nei momenti di difficoltà.
Io sono fiero di come l’Italia sta affrontando l’incarcerazione pandemica, onorando i nostri morti.
Ho persone a me care che come me hanno perso di tutto e di più.
Hanno perso i genitori, il lavoro, la casa, ma non hanno perso la dignità e la voglia di vivere sperando in un mondo migliore.
Questa catastrofe deve avere un senso, una soluzione anche minimamente positiva.
Alla TV-Sbirri ho visto immagini del cielo di Milano: sembrava il cielo delle Dolomiti, della laguna di Venezia, ora d’un colore simile al mare di Mondello. Ho pensato a come ci definiscono: “ Il paese della dolce vita”, una definizione composta più azzeccata non esiste.
Non la versione felliniana del dolce far nulla, ma la voglia, non incatenabile di vivere nel modo più dolce, più buono, più altruista e romantico.
La capacità di riuscire a rialzarsi, da soli o aiutati, dopo essere caduti, è la mia immagine della libertà.
Questo 25 aprile, per me come per tutti noi,
deve essere un inno alla libertà dalle catene fisiche o pandemiche che siano, con la mente e gli occhi lucidi
Enrico Forti 25 aprile 2020.
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